4 Strategie efficaci per far fallire la propria Psicoterapia

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Quali sono le strategie migliori (e più diffuse) per far fallire la propria psicoterapia?

Spesso si parla sul web di come funziona un percorso di psicoterapia, di come trovare un bravo psicologo o di quali orientamenti esistano (psicoanalisi, cognitivismo, gestalt …) per affrontare i propri problemi psicologici.

Nulla invece su come interrompere un percorso di psicoterapia.

Eppure spesso accade che durante una consulenza avvenga quello che in letteratura scientifica viene chiamato drop out (ovvero abbandono della psicoterapia).

I motivi possono essere i più svariati, ma spesso, proprio quando si toccano dei punti importanti, talvolta dolorosi, il cliente può reagire interrompendo la psicoterapia.

Talvolta perchè si ha paura di affrontare i cambiamenti o di creare nuovi equilibri;

altre volte perchè si era scelta la psicoterapia per essere curati in maniera passiva o per sfogarsi e lamentarsi (consiglio a tal proposito questo mio articolo quì ).

Ovviamente si può interrompere la psicoterapia anche perchè avete incontrato uno psicologo incompetente o inefficace nel rapporto con noi.

Ma se vi capita la sfortuna di trovarne uno bravo come fare ad interrompere? 

Piccola premessa indispensabile: qualunque percorso possiede alcune componenti immodificabili e che rappresentano il setting di intervento, a prescindere dall’orientamento psicoterapeutico. 

I quattro elementi immodificabili sono solitamente il tempo, lo spazio, il pagamento, la relazione professionale. 

Sono 4 elementi per certi versi rigidi ma che consentono di fare un lavoro efficace.

In soldoni, se volete riuscire a sabotare la vostra psicoterapia dovete focalizzarvi su ciò che non può essere cambiato e insistere ostinatamente per modificarlo.

Dovete concentravi sui quattro elementi costitutivi l’incontro psicologico. 

Quindi se volete far fallire la vostra psicoterapia efficacemente queste strategie fanno per voi!

Prima strategia: il tempo

Solitamente si sceglie insieme una cadenza settimanale per le sedute (una 2, o 3 volte a settimana) e una durata in minuti della seduta.

Immaginiamo che Gianni (nome inventato) si rivolga allo psicologo che gli propone un incontro una volta alla settimana per la durata di 45 minuti.

Dopo alcuni incontri Gianni inizia a chiedere di incontrare lo psicologo una volta ogni 15 giorni, diluendo il percorso. I motivi possono essere i più svariati: eccessivi impegni personali, non avere troppe cose da raccontare che accadono durante una settimana, alleggerire il costo del percorso.

Facendo così per lui la psicoterapia inizierà a diventare sempre più “inconsistente” e inefficace e Gianni potrà con facilità rinunciare al lavoro di psicoterapia, dato che non funziona granché.

Se dotato di creatività, Gianni potrà giocare con il tempo arrivando sistematicamente in ritardo o trovando sempre un imprevisto inatteso che lo costringa a rinunciare al percorso.

Infine potrà pensare che forse non era il momento giusto per iniziare una consulenza.

P.S.: In realtà ci sono mille modi per giocare con il tempo e far fallire la terapia. Gianni può pensare che oramai la psicoterapia è arrivata troppo tardi nella sua vita o magari troppo presto ad esempio.

Ricorda molto la storia di quel filosofo che rispondeva sempre a chi glielo chiedeva che “era troppo presto per sposarsi”. Dopo molti anni cambiò versione e affermando “ormai è troppo tardi”.

Capite bene come troppo presto e troppo tardi non ha senso da qualunque punto di vista lo si voglia guardare quando si ha a che fare con i propri obiettivi!

Vediamo ora la seconda strategia non certo meno efficace della prima.

Seconda strategia: lo spazio

Lo spazio: Gianni vorrebbe continuare il percorso ma purtroppo lo studio dello psicologo è lontano dalla sua abitazione e ogni volta tra il traffico e la ricerca del parcheggio è una vera odissea.

Chiede allo psicologo (pur sapendo già la risposta) se ha uno studio vicino casa dove poterlo ricevere.

Purtroppo Gianni è costretto a rinunciare perché è troppo stressante arrivare dello psicologo.

P.S.: qualunque luogo è vicino o lontano a seconda delle proprie priorità. Se desiderate qualcosa la lontananza (presunta o reale) non importa.

Andreste da uno psicologo inefficace solo perchè è dietro casa?  

Terza strategia: il pagamento

Il pagamento: lo psicologo (parliamo ovviamente di uno privato) propone a Gianni una tariffa e Gianni si rende improvvisamente conto di avere problemi economici.

Secondo lui ci sono sempre altre strade per risolvere i problemi e poi magari quei soldi investiti in altre attività forse lo renderebbero ugualmente soddisfatto. 

P.S.: la psicoterapia ha certamente un costo. La domanda però è: quanto costa tenersi i problemi?  E non parlo di costo economico ma sopratutto emotivo…

Vediamo infine la quarta e ultima strategia.

Quarta strategia: la relazione

La relazione: Gianni potrebbe, data la carenza affettiva di cui soffre, chiedere allo psicologo di maggiore vicinanza affettiva: potrebbe con lo psicologo darsi del tu?

Posso scrivere su what’s up quello che gli passa per la testa a qualunque ora?

è possibile prendere una birra insieme?

D’altronde Gianni vuole solo un rapporto più stretto e lui in fin dei conti gli racconta cose molto personali.

Gianni interrompe la psicoterapia alla ricerca di uno psicologo con meno fisime e più caloroso ed empatico (per approfondire il discorso sull’empatia vi invito a leggere l’articolo che sullempatia)

Capite bene che per certi versi ci si può facilmente convincere che ognuna delle motivazione elencate è reale e sembrare plausibile.

Per alcuni è facile pensare che non dipenda da noi e che siano i fatti oggettivi a determinare la nostra vita, invece che pensare che dipenda da una nostra scelta, anche se inconsapevole.

Per questo è importante chiedersi, almeno con se stessi:

Perchè voglio sabotare la mia psicoterapia?

Ciò vi permetterà di far fallire la vostra psicoterapia con consapevolezza! 🙂

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